giovedì 3 settembre 2009

La Libertà e La Creatività

"Chi sono io?" o, meglio, "chi voglio diventare?". Quello che dobbiamo capire è che siamo un'opera d'arte e che siamo noi gli artisti. La nostra vita la modelliamo in prima persona imparando a usare la libertà e la creatività.


"Chi sono io?". Una domanda difficile quando la risposta la si cerca all'esterno, quando ci si specchia negli altri per trovarla, quando è distorta dalle aspettative altrui. Miti e fiabe di tutti i tempi, con le loro molteplici avventure per conquistare tesori o liberare principesse, altro non raccontano di questa tappa fondamentale nel percorso di crescita di ogni individuo: quello della ricerca di se stessi.

Se all'inizio, nella fiaba come nella realtà, l'illusione è proprio quella che ci sia qualche cosa da trovare, un'identità già bella e precostituita da riconoscere tra altre che sono invece false immagini di ciò che siamo davvero, quando finalmente si raggiunge la meta agognata si scopre che la verità è un'altra e che "l'avventura" è servita proprio a capire questo: non c'è un io nascosto da qualche parte da trovare, ma c'è un io presente, dinamico, dalle innumerevoli diverse potenzialità, da direzionare.

L'eroe delle fiabe conosce se stesso riconoscendo innumerevoli suoi aspetti diversi nel corso della ricerca, trova se stesso nel sorprendersi di poter fare cose di cui mai si sarebbe immaginato capace, scopre il vasto margine di libertà che ha rispetto alla realtà e il potere della sua creatività nel mettere in atto le strategie necessarie per raggiungere i suoi obiettivi, per realizzare ciò che vuole diventare.

Ecco che la domanda viene riformulata, da "chi sono io" diventa "chi voglio diventare". Una domanda che impegna in modo diverso, molto più attivo, il ricercatore, rendendolo co-autore della propria vita. Co-autore? Sì, perché quello che noi possiamo diventare è una combinazione di ciò che di noi stessi non possiamo cambiare - patrimonio genetico, storia personale, condizioni ambientali - con ciò che noi decidiamo di fare con questa... materia prima. Lo scultore crea la sua opera a partire dal blocco di pietra che ha davanti, ben consapevole dei limiti che questo impone, ma ben disposto a trasformare i limiti in punti di forza - una venatura fuori posto che viene inserita armonicamente nella progettazione della scultura, per esempio -; così anche noi possiamo considerare le condizioni immutabili della nostra esistenza come gli inevitabili confini che ogni diverso mezzo espressivo pone - pensate solo alle complesse rime entro le quali dovevano esprimersi i poeti ai tempi di Dante e Petrarca - senza però impedire all'essenza del nostro messaggio di impregnare tutta la materia prima.

Grandissimo è il margine di libertà che abbiamo nei confronti della nostra esistenza e se non lo sappiamo o non ce ne appropriamo, andrà sprecato e disperso nel tentativo di emulare modelli imposti, casualmente o volutamente, da altri e senza sapere che spetta a noi non solo il potere, ma anche la responsabilità, di contribuire attivamente all'elaborazione del progetto in divenire della nostra stessa esistenza.

Come? Cominciando a mantenere viva l'attenzione interna, per notare cosa ci piace di più e cosa di meno, per esempio; cosa ci riesce meglio e cosa invece non ci coinvolge; quali storie ci toccano in profondità e quali sono i modelli che vorremmo emulare, che cosa ci fa male e che cosa ci fa bene... tanto per cominciare. Poi possiamo continuare scoprendo che la qualità di ogni nostro momento dipende dall'atteggiamento con cui lo affrontiamo: un passaggio a livello chiuso in un viaggio in auto può diventare snervante o rilassante ed è questo "decidere come vivere una cosa" che è determinante, alla fine dei conti, per vivere bene. Si rivela allora una verità fondamentale: il pensiero crea! Se pensiamo positivo ci predisponiamo con maggior sicurezza e tranquillità a un evento e aumentiamo le possibilità che questo si evolva nella direzione auspicata da noi, se freniamo già in partenza, pensando che tanto non andrà bene... il risultato diventa quasi scontato.

Ma non basta pensare positivo per dare forma alla propria vita, bisogna pensare anche propositivo, valutando, coi piedi per terra, quali sono i campi d'azione e le direzioni di sviluppo più adatte a noi e bisogna agire e osare, perché solo così ci mettiamo davvero alla prova e conquistiamo l'esperienza, la sicurezza e l'intuito necessari per "crearci" un'esistenza fatta su misura per noi, per fare della nostra vita la nostra principale opera d'arte, che rifletta nella forma la nostra più intima essenza!

Fonte:Marcella Danon

Macrhò : BE GREEN

1 commento:

  1. Ma che bel testo!
    Sarebbe da appendere, incorniciare, leggere e rileggere, guardare e rimirare.
    Davvero tanti, ma mai abbastanza, complimenti.

    elena°*°

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